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ROMA – PAROLA D’ORDINE: RIMBOCCARSI LE MANICHE. L’ITALIA E’ CON L’ACQUA ALLA GOLA

Tutti accontentati tranne gli italiani ma che cosa importa? Siamo abituati a queste sorprese ma confidiamo molto sulla squadra dei tecnici. Seppur esordienti si faranno, come si dice, attesa la loro indiscussa preparazione professionale. Gli altri li conosciamo bene, purtroppo.

Roma – Il governo Draghi è realtà. I ministri davanti al Capo dello Stato hanno recitato la formula del giuramento: “…Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione…”. E speriamo bene. 

Con queste parole il Presidente del Consiglio e i suoi ministri si impegnano a rispettare i doveri di lealtà e di fedeltà che li legano al popolo italiano, sanciti dall’art. 54 della Costituzione. Un evento che si è svolto in modo diverso da tutte le precedenti occasioni con le regole sul distanziamento per ovvie ragioni.

Il giuramento dei ministri

Niente parenti e niente giornalisti come da tradizione. Una cerimonia sobria con foto di gruppo in altra sala. Dopo il giuramento è stata la volta dell’informale passaggio delle consegne e, subito dopo, la cerimonia della campanella, con il presidente uscente Giuseppe Conte il quale, lasciando Palazzo Chigi insieme alla compagna Olivia Palladino, è stato salutato dal picchetto d’onore e da un lungo applauso dei funzionari e dei commessi nel cortile.

Come prassi vuole nel pomeriggio di ieri si è tenuto il primo Consiglio dei Ministri del neonato governo, con la nomina del sottosegretario di Stato alla presidenza. A metà settimana ci sarà il voto di fiducia al governo Draghi.

Nel frattempo il Presidente del Consiglio metterà a punto il programma sul quale chiederà la fiducia in Parlamento. E’ scontato che il premier non si attende sorprese visto l’ampio sostegno annunciato nei suoi confronti e la soddisfazione dei partiti che hanno ottenuto ciò che avevano chiesto. Fratelli d’Italia marcia da sola all’opposizione e potrebbe anche astenersi.

Nella squadra dei ministri del nuovo governo di Mario Draghi il nord Italia prevale, mentre nessun esponente isolano farà parte del neo-esecutivo. Dalle regioni settentrionali provengono ben 18 ministri su 23. In particolare 9 sono lombardi e 4 veneti. Il centro Italia è rappresentato solo dai romani Draghi e Giovannini.

Dal Sud vengono Lamorgese e Speranza, entrambi lucani; Carfagna e Di Maio campani. Nessuno, appunto, dalle isole. 15 politici (tanto perché poco o nulla sarebbe stato preso dal contesto partitico) e 8 tecnici.

L’addio di Conte e la consegna del testimonial a Draghi

7 i ministri confermati del governo Conte bis e 16 new entry. Tra i 23 ministri del governo Draghi ben 17 hanno già ricoperto ruoli di governo mentre 6 sono esordienti. Questi ultimi, tutti tecnici e meno male, sono di notevole spessore professionale: Marta Cartabia, Daniele Franco, Roberto Cingolani, Patrizio Bianchi, Vittorio Colao e Cristina Messa.

Solo 8 le donne ministro su un totale di 23. Anche si era parlato di un notevole aumento delle quote rosa. Mentre gli uomini sono 15. I ministri senza portafoglio sono: Federico D’Incà (Rapporti col Parlamento); Vittorio Colao (Innovazione Tecnologica e transizione digitale); Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione); Maria Stella Gelmini (Affari generali e autonomie); Mara Carfagna (Sud e coesione territoriale); Fabiana Dadone (Politiche Giovanili); Elena Bonetti (Pari opportunità e famiglia); Erika Stefani (Disabilità); Massimo Garavaglia (Coordinamento di iniziative nel settore del turismo).

Poche donne fra i ministri

I ministri con portafoglio sono: Luigi Di Maio (Esteri); Luciana Lamorgese (Interno); Marta Cartabia (Giustizia); Lorenzo Guerini (Difesa); Daniele Franco (Economia); Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico); Stefano Patuanelli (Agricoltura); Roberto Cingolani (Transizione ecologica); Enrico Giovannini (Infrastrutture); Andrea Orlando (Lavoro); Patrizio Bianchi (Istruzione); Cristina Messa (Università e ricerca); Dario Franceschini (Cultura); Roberto Speranza (Salute). Roberto Garofoli è sottosegretario alla Presidenza.

Si alza l’età media dell’esecutivo rispetto ai due precedenti governi a guida Conte: 54 anni a fronte dei 47 e 48 dei precedenti esecutivi. Nel governo Monti l’esecutivo, invece, era composto da più over 60. Mario Draghi, ha 73 anni ed è il più anziano, mentre il più giovane è il 34enne Luigi Di Maio.

Il più giovane

Le priorità dell’esecutivo Draghi, almeno sulla carta, riguardano l’emergenza sanitaria, economica e sociale. Subito il varo del decreto legge Ristori quinques per un totale di 32 miliardi di euro. Il decreto garantirà le risorse necessarie per la proroga dei ristori, cassa integrazione e blocco dei licenziamenti e dovrebbe risolvere il problema degli atti fiscali.

I temi si intrecciano e molto passerà per il Recovery Plan, che sarà rivisto e reso operativo lavorando fianco a fianco con il sottosegretario alla presidenza Garofoli ma soprattutto con il nuovo ministro dell’Economia Franco e il ministro per la Transizione ecologica Cingolani, che riunirà i temi ambientali e alcune competenze in materia di energia.

Barbara Lezzi                                                                     Foto Abbate

Daniele Franco e Roberto Cingolani sono al di fuori del perimetro dei partiti, il che dovrebbe rappresentare una garanzia. Il M5S dunque è stato solo parzialmente accontentato in quanto il “contenitore” ideato e preteso da Beppe Grillo è cosa fatta ma alla guida non c’è un esponente del Movimento. E anche questo rappresenterebbe una garanzia. O, per lo meno, si spera.

Parla invece di una presa in giro Barbara Lezzi, una delle voci critiche dei grillini, che chiede una nuova votazione su Rousseau, affermando che “Il super ministero non c’è. Non abbiamo votato per questo”. Infatti non hanno votato per questo ma Lezzi forse non lo sa.

Marta Cartabia

Con Marta Cartabia, forse il più “tecnico” di tutti e davvero di elevato spessore professionale, il pianeta “Giustizia potrà finalmente contare su un futuro di reali riforme che tutti i cittadini auspicano affinché la legge sia davvero uguale per tutti. Adesso a lor signori non rimane altro che rimboccarsi le maniche. L’Italia è con l’acqua alla gola, regolarsi di conseguenza.

 

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