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RAGUSA – LA COOP SONO LORO: DALLE CENERI DELLA COOPERATIVA ROSSA LA FAVOLA DEI 22 LICENZIATI-EROI.

I 22 soci sono così ripartiti dal marchio Decò dei fratelli Arena. I sacrifici sono stati enormi ma poi ripagati con risultati sorprendenti: nel 2018 i tre supermercati hanno fatturato 5,6 milioni di euro arrivando quasi al pareggio di bilancio (- 11 mila euro). Ottimo lavoro dunque perchè fermarsi?

Ragusa – Avevano fatto notizia quando dal nulla erano riusciti a raggiungere il pareggio di bilancio. Oggi la “Cooperativa Giorgio La Pira” segna un più 46,10% di fatturato rispetto all’anno precedente e del 19,90 % rispetto al budget. Si tratta di un risultato straordinario se si pensa che è stato costruito sulle ceneri della Coop Sicilia che, proprio in questi giorni, è al centro di infinite polemiche per aver deciso, con un processo che presenta non poche ombre, di cedere i punti vendita mettendo a rischio i livelli occupazionali. Il piano della GDS, (Grandi Distribuzioni Sicilia) che si è offerta di rilevare i punti vendita di Alleanza 3.0, prevede 223 esuberi, 116 solo a Catania, una vera e propria carneficina, come commentano i sindacati. È sulla politica raffazzonata di Coop che è nata la favola di 22 licenziati che si sono sbracciati le maniche e hanno dimostrato cosa vuol dire davvero essere una Cooperativa.

Nel 2015 Coop Sicilia decise di liberarsi di otto supermercati che, per i costanti bilanci negativi, erano diventati un peso anche perché già la politica di Coop era quella di puntare sugli ipermercati (nel 2007 a Ragusa ne venne inaugurato uno all’interno del centro commerciale Ibleo, una struttura di oltre 4 mila mq). Per i dipendenti della ex “Cooperativa 1° Maggio”, che gestiva i supermercati del Sud-Est, le strade erano due: andare a casa o essere assorbiti nei punti vendita di Palermo. A portare avanti le trattative era stato Giovanni Barrera che all’epoca aveva il ruolo di capo-area per conto di Coop Sicilia.

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Coop Sicilia.

“…Molto probabilmente – racconta Barrera– io avrei comunque mantenuto il mio posto, ma quella scelta mi sembrò scellerata, i dipendenti, molti con famiglie a carico, avrebbero dovuto cambiare radicalmente le loro vite. A quel punto decisi invece di parlare con loro, cercando insieme delle soluzioni. In quel momento ci è caduto il mondo addosso, non avevamo alternative: Palermo oppure presentare una proposta di acquisizione dei negozi, scegliemmo la seconda e, dopo una lunga ed estenuante trattativa, riuscimmo a farci assegnare solo tre supermercati degli otto della ex Cooperativa 1 maggio: Pozzallo, Scicli (in provincia di Ragusa) e Pachino (Siracusa)…”.

Tre supermercati che avevano fatto registrare un crollo di fatturato passando da poco più di 6 milioni di euro del 2011 a 2 milioni nel 2014. Nacque così la “Cooperativa

Giorgio La Pira” costituita da 22 lavoratori che decisero di mettere tutto nel progetto investendo i proventi del Tfr ricevuti dopo il licenziamento da Coop Sicilia. La Coop lasciò loro le attrezzature e la merce non a marchio. Il primo periodo fu drammatico in quanto il marchio Sisa, a cui si era affidata la Cooperativa La Pira, fallì sei mesi dopo la prima apertura. Il lavoro di ripartenza è stato complesso ma ha registrato il prezioso supporto di professionisti come Pietro Barbieri, Paolo Bedeschi e Sandro Artini, ex dirigenti della Coop che hanno deciso di supportare un progetto ritenuto etico:

“…Non sono siciliani – ha spiegato Barrera, oggi presidente del Cda della Cooperativa intitolata a Giorgio La Pira – ma credono fortemente nella cooperazione nel suo senso più sano e amano la nostra terra”.

Inaugurazione supermercato Pozzallo 2.

I 22 soci sono così ripartiti dal marchio Decò dei fratelli Arena, i sacrifici sono stati enormi ma poi ripagati con risultati sorprendenti: nel 2018 i tre supermercati hanno fatturato 5,6 milioni di euro arrivando quasi al pareggio di bilancio (– 11 mila euro).

Alcuni soci della Cooperativa “Giorgio La Pira”

Nel 2019 le vendite sono state incrementate del 14% rispetto all’anno precedente, con un fatturato di circa 6,5 milioni di euro e un’utile di 26 mila euro. I lavoratori sono passati da 22 a 33. Se il trend rimarrà questo il 2020 si chiuderà con un ottimo utile d’esercizio. Si tratta di un risultato straordinario che fa emergere sospetti sulla gestione di Coop Sicilia. Come può un grande marchio come Coop (la Cooperativa per eccellenza) registrare dati così negativi su tre supermercati che oggi, gestisti da 22 trombati, stanno volando? Cosa c’è dietro la politica di Coop e l’attuale cessione dei punti vendita?

La “Cooperativa rossa” un tempo era un punto di forza dell’economia italiana ma negli ultimi anni è stata denaturata con la nascita di società satellite come, ad esempio, Coop Alleanza 3.0 – detentrice del 22% del capitale di Unipol – che nel triennio 2017-2019 ha accumulato perdite per quasi 600 milioni di euro. Quello rappresentato è solo un piccolo spaccato del complesso e turbolento mondo Coop. Oggi molta della polvere nascosta per anni sotto al tappetino sta venendo fuori grazie anche ad ex dirigenti che di cose da raccontare ne hanno e parecchie. Ma questa è tutta un’altra storia che presuppone un seguito.

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